La recente visita del senatore ed ex presidente del consiglio in Arabia Saudita ha contribuito a fare chiarezza su questo squallido personaggio.Matteo Renzi si è recato in Arabia Saudita su invito del monarca assoluto principe Bin Salman. Ha partecipato ad una conferenza ricevendo un compenso di 80.000 dollari da uno dei regimi più infami e sanguinari del mondo intero.L’Arabia Saudita è un paese dove è in vigore la pena di morte. Nel 2019 sono state eseguite 184 esecuzioni. La maggior parte delle esecuzioni è avvenuta per reati di omicidio e stupro, ma anche per un buon numero di reati non violenti come la presunta stregoneria, l’apostasia, la cattiva condotta sessuale e l’uso di sostanze stupefacenti si sono risolti con la decapitazione. Secondo le leggi ivi vigenti, la massima pena può essere applicata per omicidio sia colposo che volontario, stupro, rapina a mano armata, traffico di droga, stregoneria, adulterio, sodomia, omosessualità, rapina su autostrada, sabotaggio e apostasia (ovvero rinuncia della religione islamica).In Arabia Saudita non esiste un parlamento, la forma di governo è la monarchia assoluta.In Arabia Saudita opporsi al principe Mohamed Bib Salman significa andare incontro alla morte, il 23 aprile del 2019 sono state eseguite 37 condanne a morte di oppositori del regime teocratico.Il 2 dicembre del 2018 è stato assassinato ad Istanbul, all’interno del consolato dell’Arabia Saudita il giornalista Khasoggi, oppositore del regime. Una squadra di 20 uomini arrivò ad Istanbul proprio con il compito di uccidere e far sparire l’oppositore politico. Il corpo del giornalista, entrato con le proprie gambe nel consolato non è più stato trovato ed è stato molto probabilmente sciolto nell’acido dopo essere stato fatto a pezzi. Fra gli imputati, per i quali è stata chiesta la pena dell’ergastolo dalla Turchia, ci sono due fedelissimi del principe ereditario: il suo ex consigliere per i media Saud al-Qahtani e l’ex numero due dell’intelligence Ahmed al-Assiri. Sono entrambi considerati i leader del gruppo, accusati di aver guidato a distanza il commando omicida degli altri 18 uomini. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti turchi, la squadra-killer arrivò a Istanbul il 1 ottobre, si divise in due alberghi piazzati nella zone residenziali vicine al consolato, il giorno dopo portò a termine l’operazione eliminando l’obiettivo attirato nella sede diplomatica con un tranello, e rientrò in patria la sera stessa.In Arabia Saudita vige la sharia pertanto le donne si trovano in una situazione di schiavitù. Tutte le donne sono sottoposte per legge alla tutela maschile, non possono viaggiare, sposarsi, lavorare o accedere all’assistenza sanitaria senza il permesso del tutore maschio. Tutte le donne sono obbligate ad indossare l’abaya e il velo. Nei tribunali la testimonianza di una donna vale secondo la legge la metà di quella di un uomo. In tutto il paese ci sono spazi separati per uomini e donne che non possono venire assolutamente in contatto tra di loro.L’Arabia Saudita è lo sponsor neanche occulto del terrorismo islamico che insanguina buona parte del medio oriente. La famiglia Bin Laden era ed è strettamente legata alla famiglia reale (ed anche alla famiglia dei petrolieri Bush). I sauditi finanziarono ed armarono i mujahidin afgani diventati poi i Talebani ed Al Qaeda. I petrodollari sauditi hanno poi finanziato tutti quei gruppetti dell’islam radicale che hanno poi dato vita al famigerato Isis. L’Arabia Saudita è coinvolta in un vero e proprio genocidio umanitario in Yemen dove sta conducendo una guerra che ha provocato migliaia di vittime civili e la distruzione di un intero paese per rovesciare un governo sgradito alla casa reale.In Arabia Saudita sono vietati i sindacati, non esiste il diritto di sciopero. I lavoratori immigrati, presenti a migliaia nel paese, sono utilizzati come degli schiavi, con salari bassissimi e con la minaccia di condanne pesanti (fino a 400 frustate per organizzare scioperi o proteste). Il salario medio di un lavoratore è di circa 250 euro al mese in paese dove il costo della vita è alto.Messo in chiaro questo veniamo alle dichiarazioni di Matteo Renzi.Durante la conferenza con il macellaio Mohamed Bin Salman ha dichiarato candidamente di invidiare l’Arabia Saudita per il basso costo del lavoro. In una intervista rilasciata pochi giorni fa ha dichiarato testualmente che lui ha diritto di fare attività lobbistica a pagamento (sotto il nome di conferenze si mascherano le attività di influenti personaggi che praticano pressioni su governi ed aziende), che l’Arabia Saudita è un nostro alleato e che addirittura l’Arabia Saudita è protagonista di un vero e proprio rinascimento. Va anche messo in evidenza come durante il governo Renzi l’Italia aveva stipulato un contratto di fornitura di armi (ordigni esplosivi) con l’Arabia Saudita in violazione della legge italiana che impedisce la vendita di armi ad un paese in guerra (l’Arabia era ed è in guerra con lo Yemen). Il contratto è stato revocato pochi giorni fa non senza polemiche.Questa vicenda ci dimostra di quanto avevamo ragione quando solo pochi anni fa ci battevamo contro il bulletto di Rignano allora idolatrato da migliaia e migliaia di militanti ed elettori del Partito Democratico. Ci avevamo visto lungo già da quando era presidente della provincia, purtroppo non possiamo dire lo stesso dei nostri concittadini che si erano fatti prendere per il culo da questo venditore di balle.