Dopo l’ennesimo colpo di stato in Sahel, avvenuto pochi giorni fa in Niger, si sono viste per le strade di Niamey, centinaia di persone che a supporto dei golpisti sventolavano bandiere della Federazione Russa e omaggiavano con cori da stadio il presidente Vladimir Putin. Niete di nuovo, sono scene che negli ultimi anni si erano già ripetute in altri stati africani, come Repubblica Centrafricana, Burkina Faso, Mali e Repubblica Democratica del Congo. Il fatto che la popolazione nigerina, in quest’ultimo caso, rivendichi il supporto alla Russia in contrapposizione alla Francia, non è da vedere in un’ottica di sostegno politico incondizionato nei confronti di Putin e del suo governo, ma come una sorta di riscatto nei confronti dell’occidente e del suo passato colonialista. Dunque per determinate popolazioni, che il colonialismo lo hanno subito e continuano a subirlo tutt’ora sulla loro pelle, viene quasi spontaneo rivolgersi a chi, specialmente negli ultimi due anni, si è presentato al mondo come l’ultimo baluardo anti-occidentale. Poco importa se prima del conflitto russo-ucraino, Vladimir Putin non disdegnasse affatto di fare accordi commerciali con l’Unione Europea compresa la Francia. Anche riguardo all’uranio, di cui adesso si discute tanto, in quanto il Niger è il principale esportatore di uranio verso Parigi. Non è un segreto che il governo transalpino, abbia tutt’ora un accordo con l’azienda statale russa Rosatom, che prevede l’invio di uranio rigenerato, che i russi “arricchirebbero” per poi rispedirlo in Francia. L’uranio riciclato viene utilizzato per far funzionare le centrali nucleari francesi, ed in questi “via vai” di uranio tra i due paesi, secondo gli ambientalisti francesi, sparirebbero sistematicamente molte scorie, di cui nessuno sà dare spiegazioni. L’accordo in questione, siglato nel 2018, non è mai stato recesso dalla Francia, nemmeno dopo l’intervento russo in Ucraina, perché ci sarebbero delle penali economicamente troppo sconvenienti per la Francia. Comunque sia, per tutto il 2022 le importazioni di uranio arricchito dalla Russia sono triplicate. La società che riceve l’uranio dalla russia è logicamente la Orano, la stessa che gestisce le miniere di uranio in Niger. Poco importa dirà qualcuno, perche se da una parte è vero che le logiche di mercato vengono prima di ogni altra cosa, dall’altra dovremmo tenere di conto di queste contraddizioni, prima di consegnare lo scettro di anti imperialista a determinati personaggi che hanno come unica ambizione, non quella di contrastare, appunto, l’espansione imperialista occidentale, ma bensì, esserne un ulteriore protagonista al pari delle altre potenze in campo. Ritornando alla situazione in Niger, è palese che l’appoggio alla Russia rientra nel motto ” il nemico del mio nemico è mio amico”, perciò come biasimare i nigerini che sventolano le bandiere russe. Come contraddirli? Probabilmente al loro posto avremmo fatto lo stesso, anche se oggi, Putin gioca con il ricatto della fame, per quanto riguarda gli approvvigionamenti di grano da inviare in Africa per assicurarsi una sfera di influenza all’interno del continente africano, ma come per ogni altra cosa, tutto ha il suo prezzo. Va detto anche che la Russia nel colpo di stato in Niger, centri solo relativamente. La presenza dei miliziani della Wagner è inopinabile, ma le cause vengono da lontano e non sono riconducibili allo scontro che si sta consumando tra Russia e Nato. In un paese storicamente sottomesso agli interessi occidentali, anche dopo l’indipendenza dalla Francia, dove la corruzione dilaga, dove negli anni si sono alternate dittature militari a governi di transizione interrotti periodicamente da colpi stato avvenuti a pochissima distanza di tempo uno dall’altro, dove la fame è la condizione comune della popolazione e dove il jihadismo ha trovato terreno fertile ed imperversa senza trovare ostacoli, avrebbe dovuto fare pressioni la Russia per causare l’ennesimo Colpo di Stato, oppure era già nell’aria da tempo, se teniamo di conto anche cosa è avvenuto recentemente in Mali e Burkina Faso?Anche riguardo al sostegno della popolazione nigerina nei confronti della Russia di Putin ci dovremmo chiedere, quale è stata l’unica forza straniera nel Sahel che si è rivelata realmente efficace nella lotta al jihadismo, al punto da guadagnarsi il soprannome di “Isis hunters”?. Questo non vuole essere certo un elogio al gruppo Wagner, ma i fatti parlano chiaro e la popolazione vede questa differenza di attitudine e reagisce di conseguenza.Cosa dovrebbero pensare gli abitanti del Niger dei 1500 soldati francesi presenti sul territorio, che invece di contrastare il jihadismo fanno da servizio di sicurezza alle miniere di uranio di proprietà di aziende francesi, oppure dei 350 soldati italiani inviati in Niger esclusivamente per addestrare l’esercito nigerino in modo da essere più efficienti nel dare la caccia ai migranti diretti verso l’Europa? Inoltre nella popolazione, specialmente quella piu giovane, è vivo un forte sentimento anti-occidentale, più nello specifico anti-francese, visti a ragione, come dei colonialisti che continuano a dettare legge e fanno affari sulla pelle della povera gente, tutto ciò alimenta questo avvicinamento alla Russia e ai miliziani della Wagner.Ricordiamoci sempre che la Wagner è una società privata e anche se gestita ufficiosamente dal ministero della difesa russo, rimane una società privata e capire qual’è oggi il suo reale ruolo, specialmente dopo la marcia dei ribelli del giugno scorso, che potrebbe essere stata il campanello di allarme di una qualche spaccatura interna al Cremlino, potrebbe far chiarezza anche sul perché il governo russo non abbia ufficialmente appoggiato i golpisti nigerini, sbugiardando, perlomeno a parole Evgheni Prigozhin il quale pubblicamente, festeggiava il golpe descrivendolo come un’ottima notizia per gli interessi russi.Difatti la Russia non si è esposta più di tanto sulla questione nigerina, a parte le dichiarazioni di rito di Peskov; un atteggiamento che è apparso un poco titubante. Una delle ragioni potrebbe essere i rapporti con la Cina, che in Africa a differenza dalla Russia ha interessi economici consolidati ormai da decenni e uno dei paesi in questione è appunto il Niger.La Cina è il secondo piu grande investitore straniero in Niger, negli ultimi anni hanno investito nel paese saheliano quasi tre miliardi di dollari. Lo scorso 6 luglio l’ambasciatore cinese in Niger Jiang Feng ha dichiarato ufficialmente che la Cina ha siglato una serie di accordi con il presidente Bazoum per la costruzione di un parco industriale, un oleodotto e la concessione di una miniera di uranio. Precedentemente all’annuncio, il 27 giungo 2023 il presidente del China National Uranium Corporation, Xing Yonguuo, si era recato in Niger per firmare un accordo con il ministro delle miniere del Niger,Ousseini, per rilanciare l’attività estrattiva nel sito di Uranio di Arlit, nella provincia di Agadez. Il gasdotto invece, di una lunghezza di oltre duemila chilometri, verrà costruito da Agadem e arriverà Cotonou in Benin, uno dei porti più importanti dell’Africa occidentale. Nella seconda parte dell’investimento è prevista una fase di ulteriore sviluppo del giacimento petroliferi di Agadem e come ha affermato il Ministro del Commercio cinese, Wang Wentao, l’investimento totale della seconda fase dovrebbe raggiungere i 4 miliardi di dollari. La costruzione di un oleodotto, che sarà il più lungo del suo genere in Africa, è stato progettato per trasportare 90.000 barili al giorno. Ad oggi, secondo PetroChina, il progetto è stato completato al 63%. Nel maggio di quest’anno, la compagnia statale cinese per il petrolio e il gas, Sinopec ,ha stipulato un memorandum d’intesa con il governo del Niger, aprendo la strada a un’ulteriore possibile cooperazione tra Pechino e Niamey nel settore del petrolio e del gas.Inoltre nel settore petrolifero la Cina detiene il 60% della raffineria SORAZ, situata vicino al confine con la Nigeria, che ha una capacità di 20mila barili al giorno e che rifornisce il mercato nazionale nigerino.Tutti questi investimenti, rientrano in un piano di finanziamenti e prestiti che la Cina ha elargito al Niger, trasformandolo in un paese debitore assoggettato a Pechino, il quale potrà, anzi, dovrà avere la precedenza riguardo accordi commerciali o relativi a progetti infrastrutturali. Questi accordi siglati con il presidente deposto Bazoum, probabilmente potrebbero essere confermati anche dal nuovo governo golpista, ma la Cina vuole garanzie e sta vigilando in silenzio per capire come muoversi, ma specialmente per comprendere come si muoverà il nuove regime nigerino e quali saranno i possibili scenari futuri. In tutto il continente africano, piu di 10mila aziende cinesi hanno stretto partnership con i vari paesi, con un investimento in progetti infrastrutturali stimato in 300 miliardi di dollari, nell’arco di tempo che va dal 2005 ad oggi, inoltre la Cina risulta essere il più grande partner commerciale del continente africano con scambi bilaterali che ammontano a più di 200 miliardi di dollari l’anno, che riguardano ogni genere di cosa, dal petrolio fino agli stracci. Probabilmente anche le bandierine della Russia che sventolavano in strada a Niamey vengono dalla Cina.