Quando il decoro urbano diventa tortura di Stato

Le politiche del “decoro urbano”, in realtà sono il cattivo belletto di operazioni classiste e di violenza verso gli elementi della società che la cultura liberista odia: non producono plusvalore, non consumano ma soprattutto, sono il manifesto evidente delle differenze di trattamento che tale sistema impone e dunque il neo, la cattiva coscienza ambulante, migrante, dei paesi utili al saccheggio ma non alle nostre vite, disturbo della nostra vista, inciampo sui nostri marciapiedi, frastuono di voci delle nostre piazze.

Buoni unicamente in indagini di mercato che misuri nella loro invisibilità, la temperatura della ricchezza di una nazione territorio, una città o di un quartiere, diventano concreti, reali quando li si può fermare, picchiare. E allora la lettura che non cambia nè la propria morale, nè i soggetti in campo (l’ordine – e la necessità patologica all’ordine – alla solitudine, alle strade per il commercio e a nient’altro, la sanzione e la polizia municipale che ti spegne il respiro un ginocchio sul collo), ne muta la voce narrante e l’invisibile diventa fatto di carne, una carne che deve patire soprattutto la propria povertà e per questo colpevole e quindi a terra, soffocato nella (quasi) indifferenza in una normale, consueta operazione antidegrado.

E poi, c’è la società civile: quando parlate della democrazia del capitale, tenete presente essere quella per cui si tira dritto se ad un ambulante viene cavata la ragione e la dignità in una pozza di sangue. È quella per cui, le differenze sociali e di trattamento hanno una ragione in nome di una pace sociale che è la guerra dichiarata a chi non ha niente e che consente ad un uomo quasi di morire in città, per tortura di Stato e non di rado, omicidio (questo, meglio nel segreto delle questure).

È quella che consente una sola divulgazione e nessuno a chiedersi :”Perché?”.

https://www.firenzetoday.it/cronaca/venditore-abusivo-fermo-lungarno-acciaiuoli.html

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