In piena crisi per la pandemia da corona virus il governo italiano, oltre ad avere tenuto aperte le fabbriche che producono armi esponendo migliaia e migliaia di lavoratori al contagio (solo il gruppo Leonardo ha decine di migliaia di lavoratori), mantiene circa 6.000 militari impegnati in missioni all’estero così dislocati:
✅1.135 nella missione Unfil-Mibil in Libano (la missione attualmente più numerosa)
✅914 per “Resolute Support” in Afghanistan
✅1018 per ‘Prima Parthicà in Iraq e Kuwait
✅123 in Turchia
✅134 negli Emirati Arabi
✅282 soldati in Libia (assistenza e supporto)
✅179 in Somalia (di cui 129 per la missione ‘Eutm’ e 50 per la missione ‘Miadit’)
✅150 a Gibuti (base di supporto)
✅80 in Egitto
✅99 in Niger (assistenza e supporto)
✅8 in Mali
✅635 per “Mare Sicuro”
✅341 per “Eunavformed”, entrambe missioni per il contrasto all’immigrazione e il soccorso in mare
✅582 in Kosovo
✅187 in Lettonia
Il costo stimato per il 2020 è di circa 1 miliardo di Euro, già stanziato dal parlamento italiano. Questi militari, oltre ad essere spesso inutili all’estero (se non dannosi come avvenuto per le guerre in Iraq e Afghanistan, o criminali come avvenne in Somalia con le documentate torture del contingente italiano contro “ribelli” somali negli anni ’90) potrebbero essere usati a supporto del personale sia medico che della protezione civile per contrastare l’attuale emergenza.
In Libia ed in Afghanistan sono anche dislocati due moderni ed attrezzati ospedali da campo con personale medico ed infermieristico che potevano essere usati in Lombardia per sopperire alla mancanza di posti letto e di terapia intensiva (dovuti alla criminale gestione della sanità lombarda) nelle fasi più acute dell’emergenza.
Invece ha prevalso, come sempre del resto, la logica per cui meglio sacrificare qualche disgraziato (le persone morte in casa per mancanza di posti letto in ospedale o gli anziani lasciati morire nelle RSA) piuttosto che ritirare contingenti utili solo a fare gli interessi di alcune grandi imprese italiane che hanno interessi economici nei paesi di intervento.
Esigere l’immediato ritiro delle truppe crediamo sia in questo momento un punto irrinunciabile per rilanciare una battaglia in difesa degli interessi dei lavoratori, dei disoccupati e dei pensionati italiani.