All’ordine del giorno per il governo Conte-bis, vi è la legge di Bilancio. Il registro del Ministero dell’economia ha già rendicontato una spesa che si attesa in 23 miliardi, si aggiungono poi, le misure più “urgenti” come quelle di aggiustamento che a seconda di chi impugna la manovra, si aggirano sui 40 mld. Riguardo le coperture invece, anche con i risparmi di “quota 100” e la “spending review”, non si supera una ventina di mld.
Altrettanti dunque, mancano, per giungere alla cifra necessaria che copra le uscite. Tutto questo comporta significativi significativi tagli alle spese sociali e nessuno investimento riguardo una “crescita” che è semplicemente regalata alla narrazione politica.
Di fatto ciò avverrà perché si compia l’ennesimo atto di macelleria sociale, per cui si renderà “necessario” l’aumento dell’IVA dal 22% al 25% nel 2020, a causa delle “clausole di salvaguardia” messe in atto per la tutela dei rigidi “vincoli di bilancio” dell’eurozona.
Non una patrimoniale, non la ricerca delle risorse fra le classi proprietarie, bensì il prelievo sui lavoratori, il consueto ammortizzatore delle politiche di rapina realizzate dalla UE e dai governi che hanno fatto dilatare il debito pubblico all’unico scopo di salvare le banche e ingrassare una minoranza di boiardi.
L’aumento dell’IVA – imposta indiretta – come il taglio la spesa sociale, va a toccare la precarietà della classe che è più vulnerabile.
Non potrà dunque che considerarsi come l’ennesima aggressione del capitalismo a cui si aggiungono gli effetti di una crisi economica che è gravida di conseguenze sulla vita delle classi subalterne.
È possibile comunque che si creino le condizioni che accrescano la partecipazione e compattino nel modo più ampio gli operai e gli altri lavoratori sfruttati: l’impegno è di rilanciare parole d’ordine di agitazione e rivendicazioni parziali dettate dalle condizioni reali.
Non certo gli sfruttati hanno la responsabilità del debito e della crisi, crisi a cui dovrebbero ovviare coloro che l’hanno determinata: i padroni, i ricchi, i parassiti!
È dunque qui utile, ricordare le basi che sono all’abc di un programma rivoluzionario, quale imporsi alla pratica dei licenziamenti e alle riduzione di salario in qualsiasi forma.
Procedere con l’abolizione delle imposte indirette, sostituendole con una tassazione fortemente progressiva sul reddito, colpire i profitti, i patrimoni finanziari e immobiliari, le ricchezze di quel 10% che possiede più della metà della ricchezza privata del paese.
Vanno combattuti i guadagni speculativi, le rendite parassitarie, i consumi di lusso, l’oligarchia dei grandi evasori fiscali (per questi, l’evasione, si attesta per almeno 100 miliardi annuali). Bisogna procedere con la requisizione delle proprietà, delle mafie, ridurre le spese militari, ritirare le missioni all’estero, chiudere i cantieri delle opere costose, inutili e dannose come la TAV e la TAP.
In definitiva, creare le premesse perché prenda forma un movimento in grado di convogliare le soggettività sociali più fragili e sotto ricatto, capaci di darsi la spinta per un’organizzazione di massa in grado di rispondere alle offensive di tale sistema e realizzando che un fronte importante di attacco è anche (ma non solo) quello che strappi il debito pubblico dalle mani dei cravattari del capitale finanziario.